I contribuenti che stanno provvedendo a richiedere l’Isee valido per l’anno 2025 devono fare attenzione a non commettere errori: le sanzioni previste.
In queste settimane di inizio anno, molti contribuenti hanno provveduto a richiedere l’Isee valido per il 2025, considerato che quello precedente è scaduto lo scorso 31 dicembre. La certificazione rappresenta lo strumento principale per ottenere bonus ed agevolazione, dunque, sarà necessario provvedere alla richiesta.
Considerata tale circostanza, è fondamentale non commettere errori presentando una dichiarazione sbagliata. In tal caso, sono previste pesanti sanzioni che possono superare anche i 25mila euro. Inoltre, chi ha percepito eventuali agevolazioni o bonus dovrà restituire le somme erogate, considerato che il calcolo degli importi è avvenuto proprio attraverso la certificazione Isee allegata alla domanda.
La certificazione Isee è il documento che inquadra la situazione economica di un soggetto o di un nucleo familiare. L’indicatore in questione, difatti, tiene conto dei redditi, del patrimonio e della composizione del nucleo familiare.
Attraverso lo strumento, che può essere richiesto in autonomia usufruendo dei servizi online o rivolgendosi ad un Caf o un patronato, è possibile ottenere bonus ed agevolazioni, considerato che molti di questi vengono erogati tenendo conto del reddito familiare o sono gli importi stessi ad essere calcolati in base all’Isee, come l’Assegno Unico Universale. Per richiedere la certificazione è richiesta la Dsu (Dichiarazione Sostitutiva Unica), documento che contiene tutte le informazioni anagrafiche, reddituali e patrimoniali permettendo il calcolo dell’Isee. Questa deve essere compilata in maniera esatta per non rischiare un calcolo dell’Isee errato.
Nel caso in cui venga presentando un Isee contenente degli errori per richiedere un determinato bonus o un’agevolazione, l’Inps, dopo i controlli, comunicherà al richiedente le anomalie presenti che potrebbero far scattare delle sanzioni amministrative o, nei casi più gravi, penali.
Se un soggetto percepisce indebitamente un importo erogato dallo Stato o dal altri enti, attraverso certificazioni false o omettendo informazioni necessarie, rischia sanzioni che variano in base alla somma percepita. Se il contributo non supera la soglia dei 3.999,96 euro, la sanzione prevista varia da un minimo di 5.164 euro ad un massimo di 25.822 euro, ma non potrà mai essere superiore al triplo dell’importo percepito. Se, invece, il contributo erogato supera i 3.999,96 euro, si rischia anche la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Inoltre, l’ente che ha erogato il contributo provvederà alla sospensione e al recupero degli importi percepiti indebitamente.
Accorgendosi di un errore presente nella certificazione, è possibile provvedere alla correzione mediante il modello integrativo FC3 o inoltrando una nuova Dsu con i dati corretti, così da permettere un calcolo esatto dell’Isee. L’invio della documentazione deve comunque avvenire entro 15 giorni dall’inoltro della certificazione.
In caso di errore commesso per negligenza da un Caf o da un professionista, il contribuente può provvedere inviando una diffida chiedendo la correzione ed eventualmente il risarcimento per la perdita di bonus o contributi.
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