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Attualitá

Pignoramento, da quest’anno cambiano le regole: 6 le modifiche

Dal 2025 introdotte alcune modifiche per quanto riguarda il pignoramento dei beni: le sei regole a cui prestare attenzione.

Per quanto riguarda il pignoramento di beni personali, a partire da quest’anno sono state introdotte alcune modifiche importanti e alle quali occorre prestare attenzione. Variano le procedure di pignoramento nel 2025, a seguito di alcune novità appena approvate. I pignoramenti rappresentano una delle paure più grandi per i cittadini, e possono riversarsi su qualsiasi bene in possesso da parte del contribuente indebitato con il Fisco o con altri enti.

Banconote euro di vario taglio (Cnim.it)

Il pignoramento, come sappiamo, può abbattersi sia sui beni mobili che sui beni immobili, e può scattare anche presso terzi, ossia quando si è oggetto di crediti che il debitore vanta presso terzi. Secondo quanto afferma la Legge, sono pignorabili sia i beni inseriti nel patrimonio del debitore e sia i beni appartenenti a terzi, vincolati a garanzia del credito. Che cosa cambia da quest’anno?

Cosa cambia dal 2025: le modifiche approvate per il pignoramento dei beni

Prima di tutto, è stata confermata l’impignorabilità della prima casa, quando questa è adibita ad abitazione principale. Il Fisco può comunque recuperare il debito contratto con il contribuente pignorando il denaro, quindi trattenendo pensioni e stipendi. Il pignoramento, in questo caso, può essere effettuato soltanto per determinati importi, restando entro certi limiti, per permettere al debitore di poter sopravvivere.

Si possono pignorare al massimo somme pari a un quinto dello stipendio o della pensione, calcolati al netto. Dunque, è pignorabile al massimo il 20% di ciò che si percepisce al mese, per garantire al soggetto indebitato di poter vivere in maniera dignitosa. Sono impignorabili, invece, le pensione inferiori ai mille euro al mese. Dal 2025, l’Agenzia delle Entrate ha modificato le percentuali di pignoramento.

Portafogli incatenato con lucchetto (Cnim.it)

Quest’anno, le percentuali di pignoramento sono di un decimo per redditi mensili fino a 2.500 euro, di un settimo per redditi compresi tra 2.500 e 5.000 euro al mese, e di un quinto per redditi superiori a 5.000 euro al mese. Inoltre, nel 2025 è stato confermato lo stop ai pignoramenti grazie al discarico, procedimento che permette di cittadino di segnalare un’indebita pretesa, chiedendo l’annullamento o la riduzione del debito.

Pignoramento dei beni, le modifiche di quest’anno e le nuove tutele per i contribuenti

Per alcune imposte non occorre più l’invio preventivo della cartella esattoriale per procedere con il pignoramento, ma basta solo l’accertamento esecutivo ordinato dall’Agenzia delle Entrate. Dal momento in cui viene notificato l’atto, si hanno due mesi di tempo per poter saldare il debito.

Le procedure di pignoramento scattano dopo 30 giorni dalla scadenza dei due mesi, quindi a partire dal terzo mese. In tutto, però, sono state introdotte nuove tutele per i contribuenti, come ad esempio maggiori controlli sulle trattenute, la possibilità di annullamento del debito tramite discarico, e più denaro mensile a disposizione per poter vivere dignitosamente.

Conteggio del denaro (Cnim.it)

Inoltre, l’Agenzia delle Entrate Riscossioni permette al cittadino di dilazionare i pagamenti. Le rate concesse possono arrivare fino a sei anni per la rateizzazione ordinaria, e fino a dieci anni per la rateizzazione straordinaria, con un minimo di pagamento di 50 euro a rata.

Avviato, infine, il “pignoramento rapido” da parte dei Comuni, riguardante i mancati pagamenti di imposte come Imu e Tari. Ogni Comune potrà agire tempestivamente contro i debitori, pignorando beni nel giro di due mesi. Il pignoramento, però, scatta soltanto in caso di mancato pagamento di anni, quindi quando il debito giustifica il procedimento di recupero.

Andrea Cerasi

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